Don Luis Alonso de los Cameros passò alla storia come l’Inquisitore che ebbe a condannare il famoso eretico Fra Diego la Matina. Questi, infatti, dentro al carcere della Santa Inquisizione che aveva sede in Piazza Marina (anticamente chiamata il Piano della Marina) allo Steri aveva assaltato improvvisamente e assassinato con un attrezzo di tortura il suo inquisitore Monsignor de Cisneros che si accingeva a interrogarlo.
Il fatto fece un enorme scalpore e Monsignor de los Cameros – Grande Inquisitore e Arcivescovo di Monreale – ebbe l’incombenza di organizzare un Auto da Fé (Atto di Fede) per giudicare Frà Diego la Matina e punire l’efferato delitto.
Più che un momento tragico, l’Auto da Fé era sentito come una grande cerimonia collettiva che coinvolgeva tutta la città, e in questa cerimonia erano ribadite pubblicamente e ristabilite le vigenti leggi religiose e civili messe in dubbio e sovvertite dai presunti eretici. Veniva quindi montato sulla spianata della Cattedrale una specie di teatro, con gradinate in legno tutto intorno lungo ai lati per farvi sistemare gli spettatori e palchi in alto oltre a un palchetto per la musica; un altare era posto al centro del piano dove si aveva luogo il processo vero e proprio. Dietro ai palchi erano approntate delle stanze, decorate con tende e damaschi, dove erano sistemati anche i luoghi di ristoro per gli spettatori e i nobili.
L’Atto fu preceduto da una lunga e impressionante processione fiancheggiata da alabardieri tedeschi e moschettieri spagnoli con il Sant’Uffizio a cavallo, che si snodò dalla prigione dallo Steri in Piazza Marina fino al Piano della Cattedrale. L’Arcivescovo di Palermo, Don Pietro Martinez Rubio, assistette al processo dal balcone dell’Arcivescovado, mentre tutto il popolo era assiepato intorno. Alla fine del processo, nel quale vennero giudicati anche molti altri imputati per svariati reati minori, solo Fra Diego persistette nella sua posizione e non volle pentirsi dell’assassinio da lui perpetrato e dei suoi delitti contro la religione: fu quindi condannato ad essere arso vivo e le sue ceneri disperse al vento. L’indomani all’alba egli fu portato al piano di S. Erasmo e bruciato su di un’alta catasta di legna davanti a tutta la popolazione, dopo che invano diversi preti si erano impegnati per farlo pentire e salvare così la sua anima.
Il Padre Girolamo Matranga stese un’accurata cronaca di tutto l’avvenimento, poi l’Abate d’Auria, riportato dal Canonico Di Marzo; il fatto fu ripreso da Luigi Natoli che trasse spunto da tutta la vicenda per il suo fantasioso romanzo popolare “Fra Diego la Matina”. In ultimo la vicenda di Fra Diego La Matina è stata portata alla ribalta da Leonardo Sciascia con il suo magistrale saggio, “Morte dell’Inquisitore“. Recenti carte d’archivio (1994) hanno dato luce alla vicenda con nuovi documenti.
Riportiamo come esempio di un avvenimento simile due immagini della processione dell’Auto da Fé del 1724 di Suor Geltruda e Frate Romualdo, descritte dal Mongitore, e che si svolsero esattamente con lo stesso cerimoniale dell’Auto da Fé di Don Diego La Matina, partendo dallo Steri dove era allocato il Carcere dell’Inquisizione (a sin. nell’incisione), e si svolse lungo tutto il Cassaro giungendo al Piano della Cattedrale (in alto a d.) dove si svolse il processo. L’Auto da Fé si concluse anch’esso con il festoso rogo dei condannati al Piano di S.Erasmo (nella zona all’inizio di Via Lincoln dove fu poi impiantata anche Villa Giulia), in presenza di una vastissima folla, attorniato dalle carrozze e dai palchi degli spettatori; gli ospiti di riguardo assistevano dai Baluardi dello Spasimo e De Vega.
Oltre ai noti cameroni del carcere le cui pareti erano ricoperte dai disegni dei reclusi, sono stati recentemente scoperti e resi visitabili altri ambienti dello Steri anticamente adibiti a prigione, oltre che una sala ipogea e gli ingressi degli antichi giardini: visitare lo Steri è come ritornare indietro nel tempo, e percepire quella dimensione dove il tormento degli uni alimentava l’intolleranza degli altri. In quella società non era permesso né concepibile dissentire, anzi l’ostinazione nel dissenso, come nel caso di Fra Diego, alimentava la furia giustiziera ed era un delitto considerato alla stregua di lesa maestà. Il tribunale della Santa Inquisizione fu abolito dal Re Ferdinando III di Sicilia con decreto del 6 marzo 1782.
Quel che è triste e tremendo nel mondo attuale per la storia dell’umanità, è il constatare giornalmente che quelle pratiche violente, le torture e la stessa ideologia che riterremmo appartenere ad un passato ormai lontano, non sono stigmatizzate ed aborrite come pessimo esempio di terrore esercitato dai potenti sui deboli, ma sono utilizzate abitualmente e pure frequentemente nel mondo contemporaneo da persone, da organizzazioni e da Stati che si sentono “legibus absoluti” e ancor di più, promulgano barbare leggi.