Ciò che ci ha spinto a mettere in rete questo sito è stata la consapevolezza di essere gli epigoni di un passato e di una società con strutture e consuetudini ormai desuete: nel nuovo mondo globalizzato, veloce e virtuale, anche il fermare le memorie del passato ha però certamente la sua funzione documentale.
Ci sentiamo, come famiglia, quasi come un “bene antropologico-culturale” da tutelare: patrimonio immateriale, depositari di una cultura aristocratica e appartenenti ad una categoria sociale in rapida scomparsa; categoria un tempo protagonista però della nostra società e in particolare in Sicilia e a Palermo sua capitale.
Feudatari e aristocratici, che erano anche i “grands commis” del passato insieme al potente Clero, agli Ordini religiosi e agli esponenti della borghesia illuminata e colta fecero la storia, nel bene e nel male delle guerre, degli intrighi e dei soprusi. Per la loro gloria e per un ideale di bellezza edificarono i palazzi, i monumenti, le chiese, pianificarono le città e promossero le arti, le scienze, la musica e la cultura, commissionando quelle opere d’arte che oggi da tutto il mondo ci invidiano, e che insieme al clima e all’ambiente fanno oggi la straordinaria e irripetibile peculiarità del nostro Paese. Contrariamente ai Committenti, queste opere sopravvivono ancora e sono la testimonianza della raffinatezza della nostra civiltà e della nostra cultura nei secoli. Il nostro dovere è di mantenerle, preservarle e passarle ai nostri discendenti e successori. Ma non è facile mantenere ciò che abbiamo, è difficile per lo Stato e la pubblica amministrazione, molto peggio per i privati.
Nel giro di una sola generazione, quella nostra, il mondo è cambiato completamente e dalla società agro-pastorale si è passati alla società globalizzata dipendente dell’elettricità e delle connessioni telematiche, dominata dalle immagini. Abbiamo l’opportunità di essere testimoni di questo passaggio epocale; la vita in cui siamo immersi adesso e in cui sono nati i nostri figli è lontana anni luce dal vecchio mondo dai tempi lenti in cui siamo cresciuti noi loro genitori, per non parlare del passato. La connessione scandisce la nostra giornata, adesso l’immagine comunica, semplifica, informa: è rapida. Il mondo virtuale appiattisce e banalizza la vita e le vicende reali, diffondendo e consumando tutto in un’overdose di immagini superficiali: dalle vicende personali più intime alle guerre che ci giungono in diretta con i drammi e le distruzioni, come se fossero un film. Allo stesso tempo però la realtà prende valore se è mediatizzata e condivisa.
Anche per questo è necessario aggiornarci, metterci in rete e adeguarci ai media contemporanei per raccontare ai nostri figli, ai giovani e a chiunque sia interessato i frammenti di una microstoria, quella nostra, e per fissare le testimonianze del passato prima che i ricordi scompaiano insieme alle nostre fragili vite.
Tutti i testi sono di Virginia Fatta Martinez Tagliavia.