La Famiglia San Martino, di antica origine, è stata illustrata da Don Francesco San Martino e De Spucches, Duca di Santo Stefano di Briga, dei Principi del Pardo.
Illustre storico e studioso di genealogia siciliana, il suo più grande e ponderoso lavoro, vera passione cui dedicò decenni della sua vita e a cui è legato il suo nome, fu l’opera in 10 volumi, “La Storia dei Feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia“. Questo lavoro è il fondamento e la base di ogni studio sulla storia dei feudi e delle famiglie nobiliari siciliane, pur con le riserve dovute al fatto che l’Autore non poté seguire personalmente la pubblicazione apportando le dovute correzioni ai refusi di stampa.
Il Capostipite della famiglia San Martino o Sammartino in Sicilia è Ramondetto de Sancto Martino, cavaliere catalano venuto in Sicilia al seguito della Regina Bianca; egli acquistò il Feudo del Pardo in territorio di Troina e Capizzi il 16 febbraio 1405 ottenendone l’investitura dai Sovrani Martino e Maria, dopo aver avuto concessi vari beni nella piana di Milazzo con Privilegio del 1399. Tra i suoi successori che ebbero tutti cariche preminenti nel Regno, Raimondo Sammartino Ramondetta, Signore di Pardo ebbe concesso il titolo di Principe del Pardo con privilegio dato il 10 luglio 1684. Grandiosa la loro residenza a Catania, il Palazzo Pardo nella piazza del Duomo alla fontana dell’Amenano, ricostruito dopo il terremoto del 1693 nel caratteristico stile tardo-barocco che caratterizzò la regione sud-orientale dell’Isola.
La famiglia era stanziata tra Palermo, Catania e Messina. Un Ramondetto balì e Cavaliere di Malta perì all’assedio di Rodi del 1522 combattendo contro i Mori; un Francesco Balì del Sovrano Militare Ordine nel 1738 fu sepolto nella Cocattedrale di S.Giovanni a Malta. Famoso collezionista fu Biagio De Spuches Duca di Santo Stefano che ottenne nel 1745 la “sovra intendenza” delle Antichità di Taormina dove aveva vaste proprietà e un grande Palazzo, e diede inizio agli scavi archeologici al Teatro diventando egli stesso grande collezionista di antichità. La sua famosa collezione numismatica, con pezzi rari delle colonie greche di Sicilia, dopo varie vicissitudini ereditarie fu purtroppo dispersa.
Alcune statue da lui ritrovate furono poste nella villa di Pietraperciata (ancora in possesso degli attuali discendenti Alliata di Villafranca), grande tenuta con diversi casolari adesso ristrutturati e poi furono trasferiti al Palazzo Alliata di Villafranca di Palermo.
Loro residenza sul mare era il Castello di Villagonia, a Giardini Naxos sotto Taormina, che fu poi espropriato nel 1913 per costruire la stazione ferroviaria di Taormina, dove ancora oggi si possono facilmente riconoscere gli ambienti della fastosa antica dimora.
Tra le numerose proprietà dei De Spuches, è da ricordare il poderoso castello di Caccamo che essi ereditarono per via femminile e che rimase nella famiglia dei De Spuches Principi di Galati fino al 1963, quando fu acquisito dalla Regione Siciliana. E’ uno dei castelli più grandi d’Italia, e meta di numerose gite.
Francesco San Martino nacque a Palermo il 19 giugno 1859 da Antonio San Martino de Spuches dei Principi del Pardo e Vittoria De Spuches Ruffo, figlio quartogenito. Duca di S. Stefano di Briga dal 1923 per la morte dei fratelli. La famiglia era impiantata a Messina e lì egli fece i suoi studi giuridici, laureandosi nel 1884. Sposò Giuseppina Vadalà Amodeo figlia del Cav. Giuseppe Vadalà Romano. Ebbe tre figlie femmine: Vittoria sposata a Palermo col Principe di Villafranca Gabriele Alliata Bazan, Giovanna sposata a Palermo con il Marchese Camillo de Gregorio del Parco Reale Vanni d’Archirafi, in seguito Principe di San Teodoro; Nina sposata a Napoli col Conte Arduino Mangoni di Santo Stefano.
La sua vita fu totalmente sconvolta dal terremoto di Messina del 28 dicembre 1908 evento da cui scampò miracolosamente salvandosi dal crollo della sua abitazione alla “Palazzata” di Messina insieme alla moglie e alle figlie.
Come ricordava a noi nipoti sua figlia Giovanna, il giorno del terremoto la famiglia fu svegliata nottetempo dal gatto di casa che dava in escandescenze, disturbando tutti col suo comportamento insolito e nervoso, girando e correndo ovunque come se fosse impazzito, scappando infine fuori sul terrazzo non appena questo fu aperto. Genitori e figlie allarmati e impensieriti seguirono fuori il gatto, quando improvvisamente ci fu la scossa di terremoto. Loro restarono lì sul terrazzo: e alle loro spalle tutta la casa crollò e ne rimase in piedi solo quel muro con il balcone sospeso; poi ci fu il maremoto.
Tutto il resto della famiglia perì, tranne un lontano cugino, e Francesco San Martino ereditò beni e titoli.
Restato dunque senza casa, si trasferì a Palermo ospitato inizialmente dal cugino Don Antonio De Spuches e Franco Duca di Caccamo e Principe di Galati. A Palermo si sposarono in seguito le figlie Vittoria e Giovanna; la terza figlia Nina, che in seguito al terremoto era andata a Napoli presso una zia, in quella città rimase e prese marito.
Francesco San Martino, che aveva stabilito la sua dimora a Palermo presso sua figlia Vittoria a Palazzo Villafranca, in Piazza Bologni, si impegnò per oltre dieci anni alle ricerche storico-genealogiche che effettuò personalmente in archivi e parrocchie; la morte lo colse nel 1925 essendo riuscito a pubblicare solo i due primi volumi del suo monumentale lavoro: la “Storia dei Feudi”. Il manoscritto fu in seguito stampato a cura delle figlie Vittoria, Nina, Giovanna.
Testi di Virginia Fatta Martinez Tagliavia