Il Palazzo Mango nel XVII sec. appartenne alla famiglia dei Tomasi Principi di Lampedusa cui pervenne dai Traina. I Tomasi lo cedettero poi a censo (affitto) al Monastero dei Sett’Angeli.
Il nostro Palazzo infatti era stato acquistato intorno al 1600 da Don Giuseppe Antonio Traina che sposò Donna Antonia Drago. Egli era fratello di Monsignor Francesco Traina Vescovo di Girgenti; fu Barone di Falconeri e Signore della Terra di Torretta.
Fu sua figlia ed erede Donna Rosalia Traina Baronessa di Falconeri e Baronessa della Terra di Torretta (1625-1692).
Don Antonio morì quando la bambina era ancora piccola, e la moglie Donna Antonia con i figli si trasferì allora ad Agrigento sotto la tutela e protezione del Vescovo, suo cognato, il potente Mons. Don Francesco Traina, lì vivendo in un clima di grande religiosità e ubbidienza. La figlia maggiore andò poi suora mentre il figlio minore morì giovane.
Rosalia, ultima ed erede della sua Casa, fu promessa in sposa a Don Carlo Tomasi e Caro il quale però sentì forte il richiamo ad una vita ascetica ed entrò nell’Ordine dei Chierici Regolari Teatini rinunziando al matrimonio; Rosalia, riccamente dotata, si sposò allora a sedici anni il giorno 11 novembre 1640 col di lui fratello gemello Don Giulio Tomasi 1°Principe di Lampedusa detto “il Duca Santo” (1614-1669), portandogli tra gli altri beni in dote la Casa della sua famiglia sita in Palermo a Via delle Scuole.
I Tomasi, che vivevano ad Agrigento, si trasferirono poi a Palma di Montechiaro; dopo aver generato 8 figli di cui 6 sopravvissuti ( 4 suore, un Chierico e un unico figlio celibe che poi si sposò), Rosalia e Don Giulio decisero, di comune accordo, di far voto di castità e si dedicarono entrambi a vita ascetica.
Nel 1661 Rosalia prese il nome di “Suor Maria Sepellita della Concezione” e si ritirò in clausura nel suo proprio Palazzo di Palma di Montechiaro, trasformato in Monastero benedettino di clausura dal marito Don Giulio. Lì si riunì alle due figlie maggiori già monache e portò seco le giovanissime altre due che presero in seguito anch’esse i voti. Il Duca costruì per sé un altro palazzo dove visse asceticamente.
Il figlio Giuseppe prese gli Ordini, diventò Cardinale e fu poi Santificato da Papa Giovanni Paoli II, il figlio Ferdinando invece si sposò e diede continuità alla progenie che giunse fino ai nostri giorni.
L’ ultimo rampollo di questa famiglia fu il grande scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore de “Il Gattopardo”.
Come riportato dal Mongitore, nel 1657 Don Carlo Tomasi fratello di Don Giulio e cognato di Donna Rosalia Traina, nei suoi “Collibeti Teologici” dedicati a Don Pietro Martinez Rubio Arcivescovo di Palermo (antenato questi degli attuali proprietari del Palazzo), esortava l’Arcivescovo a ricercare il corpo di Santa Oliva nel sito dove sorge nostro Palazzo. Don Carlo Tomasi in tale libello si dilunga sulla casa Traina, dove secondo lui per tradizione era nata ed aveva abitato S.Oliva e che secondo alcuni era stata anche qui sepolta di nascosto, dopo che il suo corpo era stato riportata da Tunisi, città dove la Santa aveva subito il martirio. A indizio di ciò, Don Carlo Tomasi adduceva il profumo celestiale che si diffuse improvvisamente durante i lavori per la costruzione di un oratorio privato nella casa Traina, oggi Palazzo Mango, e che per questo motivo fu infatti dedicato a S. Oliva.
Secondo altra tradizione, il corpo della Santa era stato nascosto invece nel pozzo della Cappella di S.Oliva, a S. Francesco di Paola.
Testi di Virginia Fatta Martinez Tagliavia